Mauro Montacchiesi

BRUNO SCAPINI

BRUNO SCAPINI

 

NOTA INTRODUTTIVA DELL’AUTORE

MAURO MONTACCHIESI

 

Bruno Scapini ha un concetto di responsabilità fuori dal comune. E’ una persona molto affabile, pragmatica, molto attenta ai particolari. Nel corso della sua straordinaria carriera diplomatica, nondimeno, ha dovuto abiurare la parte più intima e recondita di sé stesso. Un buon diplomatico, e lui è stato eccellente, deve essere pieno di tatto e di finezza, anche quando è imperante la ragion di stato. Dal 2014 (anno della sua giubilazione) in poi, molto verosimilmente, ha iniziato a emancipare sé stesso, il proprio sé, deflegmandolo da una buona dose di sovrastrutture dettate dal Super Ego. Questa “emancipazione” sta avvenendo attraverso la Letteratura, attraverso la pubblicazione di diversi libri di successo, nei quali può scindersi tra sogno e realtà:

OPERAZIONE AKHTAMAR (2018) Edizioni Il Filo – Gruppo Albatros

ARKTIKOS - La scacchiera di ghiaccio (2019) Calibano Editore

ARTSAKH - Confessioni sulla linea di contatto (2020) Calibano Editore

SOMNIUM - Urla dall'Universo (2021) Calibano Editore

 

PUBBLICI DATI BIOGRAFICI DI BRUNO SCAPINI

 

Bruno Scapini è nato a Roma il 22 settembre 1949.

Nella locale Università degli Studi La Sapienza, nel 1972, si laurea in Scienze Politiche.

Il suo straordinario, articolato, itinerante percorso diplomatico inizia nel 1975 per terminare nel 2014.

In Italia, presso il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ha ricoperto il ruolo di capo ufficio del Servizio del contenzioso diplomatico Trattati e Affari Legislativi.

Nel 1994 viene nominato Cavaliere Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica.

Nel 1995 viene destinato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per gli Italiani nel mondo, accettandone la titolarità ad interim nel 1998.

Nel 1999, rientrato al Ministero, è Ispettore degli Uffici all'estero.

All’estero è destinato nel ruolo di consigliere presso le ambasciate d’Italia, nel 1978 ad Akkra in Ghana, nel 1980 a Berna come Console, nel 1983 ad Ankara, nel 1987 a Coira in Svizzera come Console, nel 1991 in Lussemburgo, poi in Grecia.

Dal 2001 è Console Generale a Capodistria e, dal 2005, è a Losanna.

Il suo ultimo incarico, dal 2009 al 2013, prima di terminare il suo iter diplomatico,

è stato quello di ambasciatore e ministro plenipotenziario in Armenia.

Anche dopo aver lasciato la carriera diplomatica nel 2014, ha proseguito a interessarsi di rapporti con l’Armenia, nella sua prerogativa di presidente onorario dell’Associazione italo-armena per il commercio e per l’industria.

Bruno Scapini mantiene vivo il suo impegno nelle relazioni internazionali partecipando attivamente a meeting internazionali su argomenti di particolare rilievo e compiendo e stilando studi circa le influenze che la collocazione geografica dei popoli, delle nazioni, degli stati, ha sulla loro storia sociale e politica.

 

AFRICA: UN ARGOMENTO CHE STA A CUORE A BRUNO SCAPINI

Bruno Scapini considera assiduamente, nei suoi pensieri, la rilevante, insoluta tragedia africana. Una sensibilità verso questo continente che gli deriva, per razionalità, dalla sua esperienza diplomatica, oppure un emotivo mal d’Africa? O un ibrido delle due cose? L’Africa, un universo che, distante dal rinvenire un desiderabile assestamento per le tipiche, gravose difficoltà storiche, continua a mal sopravvivere, nel comune disinteresse di potenti e ricchi governi. Questi ritengono più conveniente far finta di dimenticare l'Africa, nell'attuale condizione d'illegalità e d’indigenza diffuse, in luogo d'intervenire con un concreto sostegno, frequentemente obliando gli universali della basilare filosofia morale. Il sistema dell'occidente, in cui singoli soggetti o categorie possiedono la più considerevole quantità della ricchezza, detiene un'egemonia nell'attività statale e gestisce, senza mezzi termini od obliquamente, l'autorità istituzionale e finanziaria, lasciando di frequente predominare i personali interessi su quelli collettivi. Tale struttura è incurante della colpa che su di sé ancora pesa per la sua controversa storia imperialistica. È un complesso impegnato unicamente nella finalità del suo particolare sviluppo economico e finanziario, nonché nel guadagno dettato dal criterio della concorrenza, mediaticamente emarginando la situazione di gravissimo malessere in cui tuttora si trova quasi tutto il continente africano. Nell'epoca successiva ai regimi coloniali, alla soggezione politica, economica e culturale, gli stati che ne nacquero, conquistata libertà, si raffrontarono timorosamente con i basilari cimenti di un'arretratezza radicata ed estesa. Sono cronaca attuale: carestie, esodi coatti, conflitti intestini, stragi di massa. Tutto ciò è avvenuto, avviene e, purtroppo, ancora avverrà, poiché la società occidentale, di più evoluto sviluppo, dimentica delle altrui dolorose difficoltà e attenta esclusivamente alle sue, era ed è al momento indotta a credere che sarebbe stata sufficiente qualche irrilevante novità tecnologica per accontentare le aspirazioni di sviluppo e di evoluzione di questa povera gente. Il consolidarsi della tragedia africana è una comprovata certezza. In Africa, comunque, vi sono talune amministrazioni dell'occidente, le quali propongono encomiabili piani di sostegno allo sviluppo, anche se per livelli e modalità differenti e con distinti mezzi. Quella in cui tali amministrazioni occidentali si obbligano, nondimeno, è una cooperazione indirizzata, assai di frequente, a un criterio di riflusso di profitti e, persino più disastrosamente, a una frammentazione degli aiuti. In parecchie circostanze è inattuabile proseguire in un’attività organica, in direzione di una partecipata programmazione della crescita, in ossequio ai primari tornaconti di questi Stati. Bruno Scapini, stimolato da un valore partecipe e filantropico, nonché sorretto addirittura da un chiaro e incisivo background diplomatico, ha incontrovertibilmente afferrato le effettive esigenze di queste genti d’Africa. Bruno Scapini ha avviato un lavoro d'impulso istituzionale e mediale, realmente in quanto persuaso che la liberale e genuina partecipazione sociale individuale è in grado di procurare conforto a una collettività così negletta. L’Africa fa al momento fatica a individuare un solido cammino verso l'affrancamento dalla depressione economica e sociale che la attanaglia, benché sia un'area feconda di enormi patrimoni, importanti, del sottosuolo. Nei trattati dell'occidente di gestione economica, si predilige narrare di un continente in evoluzione, piuttosto che definirlo arretrato. Un falso gioco di parole per descrivere una condizione d'intensa difficoltà, bypassando la sua tangibile drammaticità. Al momento, sfortunatamente, nel continente si avviluppano avversità di qualsiasi lineamento e caratterizzazione, le quali inibiscono l’impegno in progetti congruenti e globali. Taluni degli elementi decisivi che favoriscono l’inadeguatezza nel garantire un proficuo principio ai sistemi produttivi africani sono: la corruttela clientelare atta a dilaniare la sfera della politica, formando esiziali intese appunto con le amministrazioni dell'occidente, talune, fino a qualche tempo fa, importanti autorità imperialistiche. E ancora: l'esistenza d'incurabili contese ancestrali, incoraggiate esclusivamente dalla bramosia di dominare i luoghi più fiorenti; l'assenza di una classe intellettuale che possa individuare la vera strada verso la programmazione economica; la carenza di un'ampia formazione culturale. La prosperità e l'armonia di queste nazioni, assai di frequente trascurate, si manifestano attualmente influenzate da tali, insuperabili difficoltà. Su basi governative internazionali, è basilare dare impulso, onde favorire davvero queste genti, a una sensibilità compartecipe e affratellata, effettivamente solidale. E’ improcastinabile plasmare e adoperare tutti i dispositivi della collaborazione, siano essi plurinazionali siano essi mononazionali, con rettitudine di obiettivi e nell’unico tornaconto dell’Africa; un continente trasformato univocamente, dall’occidente, nell' occasione per un ambizioso colonialismo.

 

P.S.

“Un genocidio compiuto in Africa non riceve la stessa attenzione di quelli avvenuti in Europa o in Turchia o in altre parti del mondo. C'è ancora una discriminazione di fondo contro gli africani.”

 

BOUTROS BOUTROS-GHALI

6° Segretario Generale delle Nazioni Unite

 

AKHTAMAR

Operazione Akhtamar , è un romanzo ambientato in un background di protagonisti e fatti inventati, ciononostante plausibili, le cui spiegazioni procurano al lettore il concetto di catastrofe che sperimenta il popolo armeno per lo sterminio perpetrato dagli Ottomani (1915-1916). In questo romanzo fantapolitico, Bruno Scapini enuclea una trama in cui il protagonista, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Armeno, con l’alleanza delle forze di eversione curde in Turchia e di gruppi ultranazionalisti greci, imbastisce un piano d’attacco contro la Turchia, per liberare l’Anatolia orientale, ma il piano fallisce e la triplice alleanza si salva grazie all’intervento dell’aviazione russa. Finale profetico, in quanto, in seno alla reale guerra del Nagorno Karabakh del 2020 (o seconda guerra nel Nagorno-Karabakh) tra Armenia e Azerbaigian, dopo quarantaquattro giorni di feroci scontri, la sera del 9 novembre 2020, i delegati dell'Armenia e dell'Azerbaigian, in virtù della negoziazione del presidente russo Vladimir Putin, siglarono un cessate il fuoco che salvò l’Armenia da una pesante sconfitta, considerando l’ampio divario delle forze in campo. Il massacro degli Armeni è di sicuro un avvenimento abominevole della nostra Storia Contemporanea, biasimato eticamente, ciononostante attualmente alla ricerca di una propria, riconosciuta connotazione generale e sociale. Malgrado le progressive manifestazioni di fratellanza delle società civili, la fallita, globale legittimazione del Genocidio armeno, ha il compito d'incitare la collettività internazionale a solennizzare i martiri del massacro. Esseri umani empatici e coscienti si affratellano ogni anno, il 24 aprile, per non dimenticare, per identificarsi nei tormenti di circa un secolo fa. L'intenzione di tale rievocazione, non è esclusivamente quella della partecipazione a una misericordiosa memoria del vissuto dolore, bensì persino quella di una cooperazione in un incremento di coscienza sul divieto di cassazione giuridica della cronaca storica del Genocidio armeno, per il quale è necessario legittimare la rispettabilità storiografica. La vastissima cultura dell'autore circa la storiografia e l' odierna realtà dell'Armenia, congiuntamente al suo esteso, variegato know how acquisito in buona parte del pianeta, fanno di lui un testimone super partes di questa penosa vicenda.

 

ARKTIKOS

La scacchiera di ghiaccio

L'area a nord del Circolo Polare Artico, attualmente, si è trasformata in una problematica della quale le nazioni leader del pianeta, in primo piano U.S.A. e Russia, sono obbligate a trattare, a prevedere la discussione nelle road map internazionali di pertinenza. La disputa polare, a causa delle proprie caratteristiche, dà l'impressione di essere pertanto designata ad acquisire un esponenziale interesse nella dialettica geopolitica. Risulta quindi ipotizzabile uno scontro violento tra i due principali attori, i quali si dovranno accollare una responsabilità globale nei confronti dell'intera Umanità. La progressiva transitabilità dell’Oceano Artico, derivante dalla continua dissoluzione della calotta polare, ha spinto la Russia a prefiggersi con urgenza l’interesse logistico e la garanzia dei suoi confini artici, nonché a ostacolare, nella zona, l'espansionismo della NATO, ampliando il proprio dispositivo bellico in situ. Il riscaldamento globale è un rialzo progressivo e sempre più irreversibile del calore medio planetario al livello del mare, determinato essenzialmente dalle azioni umane, a partire dalla rivoluzione industriale del XVIII secolo. I motivi cardinali sono l'estesa combustione di fossili, tra cui carbone, petrolio e gas, con derivante emanazione di anidride carbonica e altri gas serra. Inadeguati ad allontanarsi nello spazio, tali gas permangono catturati nell'atmosfera, causando il riscaldamento progressivo del pianeta nel fluire di parecchi decenni. Ciò, di conseguenza, domina i modelli climatici, conducendoli ad alterazioni a lungo termine che determinano un maggior numero di uragani, allagamenti, aridità, combustioni silvestri e temperature più estreme. Il disgregamento delle calotte polari determina l'aumento del livello del mare, che insidia i centri rivieraschi, invece i gas serra risucchiati dagli oceani rendono le acque più acide e insidiano i coralli e l'intero universo marino. In virtù della sua ampia storia in disciplina geopolitica, Bruno Scapini ci espone il riscaldamento globale. Lo scrittore, mediante una specie di sfida, per mezzo di Arktikos ispira un giustificabile coinvolgimento per una questione, di frequente misconosciuta, di straordinaria cronaca: l'insieme dei pericoli geopolitici risultanti dal Global Warming e il susseguente disgregamento dei pack e del Grande Pack del Mar Glaciale Artico. In aggiunta a un crogiolo d'informazioni e di suggerimenti di speculazione sugli eventuali contraccolpi che il presagio di un Artico defraudato dei suoi ghiacci comporterebbe, grazie al presente romanzo il pubblico sarà in grado di beneficiare di quel legittimo, integro diletto che il più delle volte si desidera da un gradevole libro. In quale fase è l'incontro di scacchi tra i pack dell'Artico? Il plot di Arktikos tratta appunto tale assunto. Tornano in mente Spasskij e Fischer. Per quale motivo il mitico confronto di scacchi diventò la prosecuzione della guerra fredda? Nel 1972, l’americano Bobby Fischer, uno degli scacchisti più originali della storia, si laureò campione del mondo di scacchi. Nella contesa per la qualifica di campione, sbaragliò l'asso sovietico Boris Spasskij. L'incontro tra i due Grandi Maestri si trasformò in un'icona della Guerra Fredda che, intorno agli anni 70, si propagandava sempre di più nel contesto sportivo: a scortare lo scacchista sovietico c'era il KGB, invece la famiglia dello scacchista americano era accompagnata dall’FBI. Nella narrazione di Scapini deflagra una sfida tra USA e Russia per il predominio su un oceano che fra breve diventerà navigabile, a cagione del disgelo incombente dei ghiacci artici. Onde allargare artificiosamente i diritti di potere territoriale, il Progetto Arktikos, un disegno occulto, viene generato da talune organizzazioni minerarie russe. Uno scienziato, il prof. Stefanenko, acconsente a partecipare, coartando i propri modelli etici. Tra USA e Russia il contrasto si acutizza e conduce il pianeta sul brink di un scontro atomico. L’autore dispensa, con assiomatici portati profetici, una disamina geopolitica assai diligente. Un limpido magistero è palesato da Scapini nel precorrere le chess move, le mosse di scacchi, che i protagonisti locali, in considerazione del rilevante livello strategico dell’Artico, potrebbero davvero fare. Ben visibile è la capacità dello scrittore nel momento in cui trasmuta un argomento complesso in un ordito totalizzante, in cui la realtà riappare, esposta esattamente in uno schema d'invenzione credibile, alla maniera di un'ardimentosa vicenda, impetuosamente affascinante. L'intreccio degli argomenti risulta sicuramente possibile e gli effetti verosimili, nonostante siano incastrati in una storia colorita. Bruno Scapini, con lampi di creatività, ha immaginato il significato e la rotta di tali evoluzioni, appunto con il risultato finzione del suo romanzo, il quale nondimeno, a posteriori della cronaca politica contemporanea, aumenta la propria credibilità. L'autore tratta lo scabroso argomento reiterando il suo stereotipo consuetudinario, id est segnalando, per tale delicato settore del globo, le origini di un concretizzabile turbamento mondiale, in seno al quale i potenti non si preoccupano del futuro del pianeta, ma del consolidamento del loro potere. Con un flashback alla Baia dei Porci, topica per la pace sarà la mediazione della Santa Sede.

ARTSAKH

Confessioni sulla linea di contatto

Arthur, il giovane protagonista di questo romanzo, vive in Pennsylvania. E’ discendente per nascita, in linea retta, di una facoltosa famiglia di origine armena. A Pittsburg, Arthur aleggia in un’aura di benessere e reagisce con cinismo ai tormenti secolari che lacerano la madrepatria. Tuttavia, la zia paterna in Artsakh, nome armeno del Karabakh, nel mezzo di un’incursione azera, viene ferocemente assassinata. L’episodio raggiunge apici di tragedia in seno alla famiglia di Arthur. Il padre invalido, annichilito dalla sofferenza, lo sollecita a volare in Artsakh, riprendere le spoglie della zia e aiutare i parenti che lì risiedono. Arrivato in Armenia, Arthur prende coscienza di una realtà aspra e penosa, la quale lo trascina verso una intensa conversione spirituale. Arthur è ammesso presso le alte sfere dell’esercito armeno e reso edotto di un piano segreto governativo, finalizzato ad sopprimere un soldato azero, responsabile di aver ammazzato spietatamente un militare armeno qualche anno prima. E’ un episodio mutuato dalla realtà. A Budapest, nel 2004, il sottotenente azero Ramil Safarov uccide l’armeno Gurgen Margaryan. L’Azerbaijan chiede all’Ungheria l’estradizione dell’ufficiale e la ottiene. In patria, il militare incassa la grazia da parte del presidente azero e viene addirittura glorificato a eroe nazionale, determinando, a livello mondiale, parecchie e differenti reazioni. Arthur desidera prendere parte al piano segreto e viene accontentato dal Ministro della Difesa, partendo così per la capitale azera, Baku. L’ azione condotta dai militari armeni risulta peculiarmente, massimamente intricata, ciononostante l'esposizione letteraria si rivela pressante e avvincente.

 

BREVE RIFLESSIONE

Una evento di straordinaria cronaca, avvincente, che trae afflato da un episodio davvero verificatosi. Il decisivo fattore nell'interpretazione del romanzo si identifica nello schema esclusivo della narrazione, il quale, focalizzato su un assassinio davvero avvenuto, eppure non punito, ambisce a presentarsi come autentica accusa per un atto di giustizia ricusato. Una giustizia che non si è concretizzata a causa della decisione politica di coloro i quali, sebbene celebrino i Diritti Umani e lo Stato di Diritto, ignobilmente fanno dipendere la sanzione a carico del colpevole dal proprio tornaconto. Questo romanzo, come i precedenti, origina dal percorso diplomatico di Bruno Scapini e, segnatamente, dalla sua cultura storica relativa al popolo armeno, martire di un Genocidio la cui eco riverbera nel riemergere in molteplici e sfaccettati aspetti. Una trama totalizzante quella di Artsakh, e, simultaneamente, sommamente pedagogica. Il romanzo, sebbene si caratterizzi per un ordito di fantasia, offre una letteratura che si dipana in un complesso di richiami sostanzialmente documentabili. “Artsakh, appassionante e coinvolgente, si differenzia in quanto paradigma del magistero eccezionale dello scrittore, nel diluire unitamente cognizioni professionali e problematiche umane, di frequente complicate e luttuose. Il blocco narrativo di questo romanzo risulta incontrovertibilmente incisivo. Lo scrittore fa uso di un linguaggio talora solenne, onde produrre rappresentazioni suggestive dei panorami, avendo inoltre successo nel veicolare vividamente le virtù della tradizione armena. ARTSAKH ha il pregio di rendere edotta l’opinione pubblica, relativamente a una condizione e a una vicenda di cui il pubblico occidentale è generalmente all'oscuro.

 

SOMNIUM

URLA DALL’UNIVERSO

L'ordito di Somnium/urla dall’universo e i suoi protagonisti, palesemente appaiono come mito e icone di una rappresentazione che è ologramma liquido della realtà. E’ coerentemente incombenza del pubblico formularne una logica, seppur relativa, analisi teoretico-filosofica. Nella Contea di San Diego, in California, di servizio presso l’Osservatorio Astronomico di Monte Palomar, il giovane Timothy Sanders, brillante astrofisico e pretendente astronauta della NASA, si avvede dell'avvicinamento di un u.f.o. La trama suscita suspense, ansiosa incertezza e si tinge della cromia, dell'atmosfera della cronaca rosa, implicando personalmente il promettente astrofisico sia in un intricato spy-affair sia in un fatale love-affair. Il pianeta si trova, esposto a repentaglio, ad limina di un apocalittico scontro globale, quale effetto di una moralmente riprovevole formulazione di pianificazione dell’estensione della giurisdizione militare nello spazio. Chi è il demiurgo di questo status? In seguito a una progressione di vicissitudini spericolate, nelle quali sarà obbligato ad azzardare la propria incolumità, sarà il giovane astrofisico a rivelarlo, ma tutto ha un prezzo. La vicenda dell'aspirante astronauta mette in irrefutabile evidenza i pro e i contro per la totalità del genere umano. La possibilità che lo spazio venga munito con opere militari e truppe, è un distillato, frutto di elaboratissima cura e concentrazione, di finzione e realtà.

BREVE RIFLESSIONE

 

Somnium/urla dall’universo, similmente alle precedenti divulgazioni dell’autore, è contenitore di energica comunicazione della gravità dei fatti reali, dei fatali problemi che attanagliano il genere umano. Ecco perché Bruno Scapini si è affidato e si affida a un'affascinante e punzecchiante prosa d’immaginazione, generalmente inquadrando fatti e personaggi nel loro clima storico, in un background di autentici richiami e frangenti. Somnium, un romanzo duplicemente pedagogico. In primis, perché intrattiene il pubblico con un argomento accattivante, fiorente di avvenimenti imprevisti che danno un nuovo sviluppo all’azione scenica. In secundis, perché è corredato d'indicazioni opportune, nella logica di una più estesa cognizione, impersonale ed equilibrata, dell'argomento di cui il libro è permeato.

Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci, Lectorem delectando pariterque monendo

«ha avuto ogni voto colui che ha saputo unire l’utile al dolce, dilettando e nello stesso tempo ammonendo il lettore»

(Orazio, Ars poetica 342-343)

 

Concetto pedagogico-estetico dell’«ammaestrare dilettando».

L'opera mettere in relazione il confronto/scontro tra Stati Uniti e Russia in una prospettiva di problematica geopolitica. In Somnium la querelle si libra, erratica, nello Spazio. Il genere umano, plausibilmente in tempi brevi, sarà tenuto ad antagonizzare la difficoltà della propria permanenza sulla Terra. La militarizzazione dello spazio è, conseguentemente, un topico nodo gordiano da sciogliere. Uno schema, dunque, quello di Somnium, che ben si emulsiona nella realtà. Per quanto ufficialmente ricorra alla fantasia, Bruno Scapini, con allettante oggettività, ventila la possibilità che sia impiegato lo Spazio, in quanto moderno ambiente di competizione, per mire di militarizzazione. L'autore ricorre al vigore eccitante della credibile invenzione, dotata di riferimenti a circostanze, avvenimenti e ambienti autentici e concreti. Somnium, un’elucubrazione, opera di pensiero fatta con lunga e paziente cura, un romanzo che sintetizza, in un ordito innegabilmente appassionante, creatività e oggettività.

 

 

 

 

 

 

 

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Veröffentlicht auf e-Stories.org am 30.05.2022.

 
 

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